Arazzo di Bayeux

L’arazzo di Bayeux, noto anche con il nome di arazzo della regina Matilde e anticamente come Telle du Conquest, è un tessuto ricamato (non un vero e proprio arazzo a dispetto del nome corrente), realizzato in Normandia o in Inghilterra nella seconda metà dell’XI secolo, che descrive per immagini gli avvenimenti chiave relativi alla conquista normanna dell’Inghilterra del 1066, come la battaglia di Hastings. Circa la metà delle immagini rappresenta inoltre fatti precedenti l’invasione stessa.

Benché favorevole a Guglielmo il Conquistatore al punto da essere considerato talvolta un’opera di propaganda, l’arazzo di Bayeux ha un valore documentario inestimabile per la conoscenza della Normandia e dell’Inghilterra dell’XI secolo. Costituito di varie pezze per una lunghezza totale di 68,30 metri, era conservato sino alla fine del XVIII secolo nella collezione della Cattedrale di Bayeux ed è attualmente esposto al pubblico nel Centre Guillaume-le-Conquérant di Bayeux.[1]

Nel 2007 l’UNESCO lo ha inserito nel Registro della Memoria del mondo.

Descrizione

L’arazzo di Bayeux è costituito dalla giustapposizione di nove pezze[2] di lino di lunghezza compresa tra 13,90 e 2,43 metri e larghe circa 50 centimetri, ricamate con filo di lana in nove tinte naturali, il tutto per una lunghezza complessiva di 68,30 metri.[3][4]

La sua impostazione grafica, articolata in azioni concatenate che vedono in scena un totale di 126 personaggi diversi, consente ad alcuni di vedervi l’antenato del fumetto.[5] Ogni scena è corredata di un breve commento in lingua latina. L’arazzo è amputato della parte finale, della lunghezza calcolata di 90–200 cm, e che doveva probabilmente contenere la raffigurazione dell’incoronazione di Guglielmo.[4]

Contiene la raffigurazione di 626 persone, 202 cavalli e muli, 505 animali di altro genere, 37 edifici, 49 alberi. In totale 1515 soggetti forniscono una miniera di informazioni visive sull’XI secolo: per la storia navale, ad esempio, si apprende dalla forma delle vele che le navi utilizzate erano di tipo vichingo; per l’oplologia che le armi usate da ambo le parti erano di origine scandinava; per l’araldica si registra il primo uso in battaglia di insegne allo scopo di distinguere amico da nemico.[4]

Storia

Verso l’anno 1100 il cronista francese Balderico di Bourgueil compose per Adele di Normandia, figlia di Guglielmo il Conquistatore, un poema nel quale descrive un arazzo intessuto di seta, oro e argento, e raffigurante la conquista dell’Inghilterra; anche se le misure dichiarate e i materiali costitutivi di tale arazzo indicano un oggetto diverso, benché l’esistenza stessa dell’arazzo della contessa Adele sia messa in discussione, è probabile che il poema di Balderico si ispiri, direttamente o indirettamente, all’arazzo di Bayeux.

Il più antico riferimento diretto all’arazzo è un inventario dei beni della cattedrale di Bayeux raccolto nel 1476, che ne menziona l’esistenza e precisa come venisse appeso lungo il perimetro della navata della cattedrale per alcuni giorni ogni estate.[4] Nel 1562 alcuni religiosi, avvertiti dell’imminente arrivo di soldati ugonotti, nascosero gli oggetti sacri, tra cui l’arazzo, per salvarli dal saccheggio.

Per molto tempo noto solo localmente, l’arazzo cominciò a destare l’interesse degli eruditi alla fine del XVII secolo: tra gli altri se ne occuparono Antoine Lancelot (1675-1740), membro dell’Académie des inscriptions et belles-lettres, e Bernard de Montfaucon (1655-1741), storico e monaco benedettino[4]. All’epoca di Montfaucon, e da tempo immemorabile, l’arazzo era conservato arrotolato su una sorta di rullo, e custodito nella cattedrale, nel palazzo arcivescovile, o nella biblioteca cittadina; veniva svolto in alcune occasioni, come la visita di persone illustri, la festa delle reliquie e l’Ottava di san Giovanni nel mese di luglio, durante la quale era appeso lungo il perimetro della navata della cattedrale.[4]

La Rivoluzione francese per poco non portò alla distruzione dell’arazzo: nel 1792, sotto la minaccia d’invasione, la Francia ordinò un reclutamento di massa; al momento della partenza del contingente di Bayeux, ci si rese conto che uno dei carri degli approvvigionamenti era privo di telone di copertura; qualcuno propose di utilizzare a tale scopo l’arazzo conservato in cattedrale, ma il commissario di polizia Lambert Léonard Leforestier giunse in tempo per impedire lo scempio. Nel 1794, sotto la pressione di un movimento di opinione ansioso di preservare i beni artistici dalle violenze perpetrate durante il Terrore, l’arazzo fu dichiarato bene pubblico e posto sotto la tutela della Commissione Nazionale per le Arti, custodito in un deposito nazionale.[4]

Progettando l’invasione dell’Inghilterra, Napoleone lo volle a Parigi a fini di propaganda nel novembre 1803, e ne ordinò l’esposizione al Musée Napoléon; fu allora che ricevette il soprannome di “arazzo della Regina Matilde”, per iniziativa del direttore generale dei musei francesi, il quale si rifaceva alla tesi di Montfaucon. A quanto pare Napoleone studiò a fondo l’arazzo, rimanendo affascinato da una coincidenza: il 6 dicembre 1803, nel pieno dei preparativi per l’invasione, su Dover era apparso un luminoso corpo celeste (probabilmente un bolide) con traiettoria sud-nord, che consentiva paragoni benauguranti, ai fini della spedizione, con la cometa apparsa nel 1066. L’arazzo tornò a Bayeux nel febbraio 1804, ormai noto a livello nazionale ed internazionale.[4]

Aumentarono dunque gli studiosi interessati all’arazzo, così come le preoccupazioni riguardo alla sua conservazione: dal 1842 fu spostato in una sala della biblioteca pubblica, svolto dal suo supporto ed esposto al pubblico protetto da una lastra di vetro.[4]

Nella seconda metà del XIX secolo Elisabeth Wardle, moglie di un ricco commerciante inglese, finanziò la creazione di una copia delle medesime dimensioni conservata attualmente in Gran Bretagna al museo di Reading. L’arazzo fu nuovamente nascosto durante la guerra franco-prussiana e durante la seconda guerra mondiale. Dopo essere stato sottoposto a restauro negli anni 1982-83, è oggi esposto al Centre Guillaume le Conquérant, a Bayeux.[4]

Origini e attribuzioni

Non è chiaro chi sia stato il committente né la località di manifattura dell’arazzo. Il milieu culturale, politico ed economico che connotava allora le regioni sulle due sponde della Manica, costituenti di fatto un solo Paese, consente con difficoltà di attribuirne oggi il concepimento e la realizzazione ad un ambito francese o ad uno inglese. Se è vero che mancano prove certe al riguardo, il dibattito storico ottocentesco, con le correnti di pensiero che da esso scaturirono, fu peraltro fortemente inquinato da tendenze nazionaliste; a ciò non sfuggirono i monumenti-simbolo quali l’Arazzo, e la battaglia di Hastings che vi viene rappresentata, tanto che l’indagine storica in materia ne porta ancora oggi i segni.[4]

Dom Bernard de Montfaucon, che nel XVIII secolo fece conoscere l’arazzo alla comunità scientifica, attribuì l’opera alla moglie di Guglielmo il Conquistatore, la regina Matilde, basandosi su una leggenda locale e su alcune considerazioni opinabili quali la reputazione delle donne anglosassoni per sofisticati lavori di tessitura (reputazione menzionata anche dal biografo Guglielmo di Poitiers), e la frequenza con cui compaiono nelle cronache notizie di mogli intente a confezionare tessuti commemorativi delle gesta degli eroici mariti; tale ipotesi rimase incontestata per quasi un secolo, quando nel 1814 l’abate Gervais de La Rue, studioso esiliato in Inghilterra dopo la Rivoluzione francese, lo attribuì ad un’altra Matilde, l’imperatrice del Sacro Romano Impero pronipote di Guglielmo, datandone l’inizio al 1162, e ciò a partire dalla considerazione che l’arazzo non poteva aver resistito all’incendio della cattedrale di Bayeux del 1106.[4]

L’Ottocento si rifiutò di attribuire a mano femminile la composizione di figure discutibili o decisamente oscene come quelle che appaiono nell’arazzo, per cui si iniziò a coltivare l'”ipotesi Oddone”. Esistono ragioni plausibili per accreditare l’arcivescovo Oddone di Bayeux tra i possibili committenti:[6][7] Oddone è la figura più importante nella narrazione dell’arazzo dopo Guglielmo il Conquistatore; oltre i maggiori protagonisti (Harold Godwinson, Edoardo il Confessore, Guglielmo il Conquistatore, lo stesso Oddone) e la misteriosa Ælfgyva, sull’arazzo non hanno nome che tre persone: Wadard, Vital e Turold, ignoti ad ogni altra fonte contemporanea della battaglia di Hastings[7]. I tre furono tutti vassalli di Oddone nel Kent[7], segno che facevano parte degli uomini che Oddone portò con sé in battaglia. Inoltre l’arazzo mostra Harold Godwinson mentre giura fedeltà ed ausilio a Guglielmo sopra alcune reliquie a Bayeux, quindi sotto l’autorità religiosa di Oddone[6][7]; Orderico Vitale, invece, situa l’episodio a Rouen, e Guglielmo di Poitiers a Bonneville-sur-Touques. Inoltre il ruolo di Oddone ad Hastings è appena menzionato nelle fonti non legate all’arazzo[6]. Da tutto ciò alcuni storici concludono che Oddone, fra i pochi a possedere i mezzi finanziari per commissionare un’opera del genere, avesse interesse a mettere in evidenza, in un atto di propaganda personale all’interno della più vasta vicenda della conquista, i propri possedimenti e le reliquie ospitate a Bayeux[7]. Si è così ipotizzato che Oddone abbia commissionato l’arazzo per ornare la navata della ricostruita cattedrale di Bayeux, inaugurata nel 1077; un’altra congettura è che fosse destinato al palazzo che l’arcivescovo possedeva a Roma.[4]

Anche per quanto riguarda l’origine geografica gli studiosi si sono da sempre divisi fra due schieramenti opposti: alcuni attribuiscono l’opera ad una scuola francese, o comunque continentale, come all’abbazia di San Bertino di Saint-Omer, a quella di Mont Saint-Michel, o a qualche monastero nella regione della Loira; altri sostengono l’origine inglese, collocandone la fattura a Worchester, all’abbazia di Barking[8], a Winchester, o nel Kent, dove Oddone aveva importanti possedimenti. [4]

Conseguentemente alle diverse ipotesi sull’origine, le supposte date di realizzazione variano grandemente tra la decade immediatamente successiva alla Conquista, sino a oltre un secolo dopo: se realizzato dalla regina Matilde sarebbe anteriore alla morte di questa (1083); se commissionato da Oddone per la cattedrale sarebbe anteriore al 1077, se per il suo palazzo da collocarsi prima del 1082 o tra 1087 e 1097; se voluto dall’imperatrice Matilde si dovrebbe datare ad un secolo dopo la Conquista, o anche successivamente, secondo l’ipotesi ottocentesca di Bolton Corney che lo vorrebbe realizzato per onorare l’episcopato di Robert de Ableges, a capo della diocesi di Bayeux tra 1206 e 1231.[4]

Contenuto

Il duca Guglielmo

Il conte Harold

L’arazzo espone il punto di vista normanno sulla vicenda, in particolare giustificando l’invasione da parte di Guglielmo con il suo legittimo diritto al trono. Harold vi è rappresentato come un furfante, spergiuro, spregiatore di un giuramento sacro, quando sembra vi sia traccia di tale giuramento se non nell’arazzo e nelle Gesta Guillelmi di Guglielmo di Poitiers, altra fonte normanna, scritte forse dieci anni dopo la conquista. Detto ciò, vi è generale concordanza nel pensare che tale giuramento sia realmente avvenuto ma che si sia potuto trattare di un inganno, poiché Harold avrebbe affermato di non sapere che vi fossero delle sante reliquie nascoste sotto il libro sul quale aveva giurato.

Ciononostante l’arazzo lascia un po’ di spazio al punto di vista inglese: Harold, lo spergiuro, compare per primo all’inizio del racconto, salva due normanni dalle acque del fiume Couesnon, lo vediamo mentre prega, la sua incoronazione mostra la legittimità del suo titolo, e le iscrizioni durante la battaglia provano la sua dignità di re. Pur imponendosi il punto di vista normanno la rappresentazione consente dunque una lettura multipla, inglese e normanna insieme, sugli aspetti secondari.

Nel 1064 il conte Harold sbarca, trascinato dalle correnti, sulle terre del conte Guido I di Ponthieu

La cometa di Halley, osservata nell’aprile 1066

La prima metà dell’arazzo racconta le avventure di Harold Godwinson, fratellastro di Edoardo il Confessore, la cui nave trascinata dalle correnti giunse sui possedimenti del conte Guido I di Ponthieu, nell’attuale Somme, nel 1064. Harold venne catturato dal conte, che ne esigeva il riscatto. Guglielmo, informato da una spia, chiese ed ottenne la liberazione di Harold; dopodiché, a Rouen[9], lo fece cavaliere. Durante la cerimonia, come vediamo nell’arazzo, Harold giurò a Guglielmo sulle reliquie di un santo il proprio sostegno nella successione al trono d’Inghilterra. Rinnegò la promessa più tardi, il che gli valse la scomunica da parte del Papa. L’arazzo mostra poi Harold di ritorno in Inghilterra, acclamato re dopo la morte di Edoardo.

La morte di Harold il 14 ottobre 1066

L’arazzo contiene la rappresentazione di una cometa, identificata come la cometa di Halley, osservabile dall’Inghilterra alla fine di aprile del 1066; a sostenere l’identificazione, il motivo raffigurante la cometa è del resto situato, nella successione degli eventi, in una posizione compatibile con quel periodo, ossia tra la scena dell’incoronazione di Harold (gennaio 1066) e l’annuncio a lui recato di una possibile invasione da parte della flotta normanna (riunita all’inizio di agosto del 1066 alla foce della Dives e nei porti circostanti.

Successivamente sull’arazzo si vedono i preparativi di Guglielmo per l’invasione; seguono immagini della battaglia di Hastings (14 ottobre 1066), rappresentata in maniera piuttosto accurata, in accordo con le fonti scritte.

I fregi

Fregi, in alto e in basso, con raffigurazioni di animali

Gli elementi (animali fantastici, selvaggi o domestici, favole, scene erotiche) raffigurati nella parte inferiore e superiore del tessuto non sembrano avere un rapporto col racconto principale solo secondo una minoranza di studiosi come Wolgang Grape o Carole Hicks; si può con ciò notare ad esempio nella parte bassa dell’arazzo, una scena della favola del corvo e della volpe da Esopo, ripresa da Fedro, di sicuro significato decorativo.

La maggioranza degli specialisti ritiene invece che esistano dei collegamenti tra i fregi e la parte centrale della raffigurazione. D. Beirstein e Daniel Terkla ne hanno dato dimostrazione, ma il dibattito si appunta sul punto di vista riflesso dalle favole: R. Wissolik e D. Bernstein ne hanno dato spiegazione come un commentario anglosassone di ordine morale; per Bard McNulty e D. Terkla, si tratta di una parafrasi a sostegno del punto di vista normanno. Per altri storici dell’arte i disegni dei fregi avrebbero un significato apotropaico.

Ad ogni modo, alla fine del racconto, quando infuria la battaglia tra Guglielmo e Harold, i motivi decorativi inferiori spariscono, e il fregio si riempie di cadaveri, scudi ed armi cadute a terra, come se tale “sconfinamento” dovesse rendere la furia del combattimento, impossibile a contenersi nella zona centrale dell’arazzo.

Altri apporti

L’arazzo ci consente una conoscenza importante riguardo fatti storici dei quali abbiamo poche altre tracce. Ci apporta informazioni sulla spedizione, sul ruolo che i fratelli di Guglielmo ebbero nella conquista, su Oddone. Soprattutto è inestimabile il suo valore per la conoscenza della vita dell’epoca, innanzitutto sulle tecniche di ricamo dell’XI secolo, in particolare per la comparsa di quello che da allora è detto punto di Bayeux, ma anche su altre tecniche, dato che sono rappresentate scene di costruzione di castelli e navi; compaiono poi la corte di Guglielmo, l’interno del castello di Edoardo, a Westminster; dalle numerose raffigurazioni di soldati si sono potute trarre informazioni circa l’equipaggiamento, ad esempio notando come vestissero in maggioranza una tunica rinforzata da anelli metallici (lorica, o brogne in francese, dal latino brunea), e non una cotta di maglia come si è a lungo ritenuto.

Così, sono ben visibili dei segni distintivi sugli scudi, cosa poco diffusa fino ad allora; ed ancora, i soldati sono rappresentati mentre combattono a mani nude quando tutte le altre fonti scritte dell’epoca descrivono i soldati che si battono (e cacciano) quasi sempre muniti di guanti. Osserviamo poi che l’acconciatura dei capelli dei protagonisti varia secondo la nazionalità: gli inglesi portavano capelli corti su tutto il capo, mentre i normanni e la maggior parte dei loro alleati francesi avevano la nuca e la base del cranio rasati.

Tratto da [Wikipedia.org]